È il 24 ottobre 2015 quando il sito de «la Repubblica» lancia la bomba che farà esplodere di lì a poco i confini tra l’indie e il pop italiano: il video di Cosa mi manchi a fare conta più di diecimila visualizzazioni in soli due giorni ed Edoardo D’Erme in arte Calcutta – dopo anni di gavetta nei locali underground, ex ragazzo con la felpa e il cappuccio che girava l’Italia in treno con la sua chitarra per suonare su palchi piccolissimi, che dimenticava i testi ma ne scriveva come pochi – diventa mainstream. I giornalisti fanno a gara per intervistarlo, alcuni lo etichettano come il cantautore del disagio della sua generazione, altri come un gran paraculo. Social, passaparola, radio, la sua comunicazione sghemba, la capacità unica di raccontare il suo mondo e le sue emozioni attraverso le assurde immagini che gli ronzano attorno: nei tre anni a seguire il cantautore di Latina farà sold out ovunque, scriverà canzoni per le stelle della musica leggera, inciderà un album straordinario che lo renderà evergreen e terrà un concerto all’Arena di Verona registrando il tutto esaurito. In quest’anomala onografia Antonio Coletta – che ha lavorato per l’ufficio stampa Sunday Press alla promozione dell’album forse… e dell’Ep the sabaudian tape – racconta il fenomeno Calcutta scomponendo e ricomponendo canzoni, ricordi, foto e interviste.
Antonio Coletta è stato fallimentare addetto stampa di Calcutta prima che diventasse famoso. In passato ha fondato numerosi blog, strambe webzine e ha avuto l’opportunità di scrivere per «Rassegna Sindacale», «Il Messaggero», «Il Mucchio Selvaggio» e troppi siti Internet. Oggi è autore di racconti surreali e appassionato di smaltimento di rifiuti pericolosi.
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Antonio Coletta – Calcutta. Amatevi in disparte
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È il 24 ottobre 2015 quando il sito de «la Repubblica» lancia la bomba che farà esplodere di lì a poco i confini tra l’indie e il pop italiano: il video di Cosa mi manchi a fare conta più di diecimila visualizzazioni in soli due giorni ed Edoardo D’Erme in arte Calcutta – dopo anni di gavetta nei locali underground, ex ragazzo con la felpa e il cappuccio che girava l’Italia in treno con la sua chitarra per suonare su palchi piccolissimi, che dimenticava i testi ma ne scriveva come pochi – diventa mainstream. I giornalisti fanno a gara per intervistarlo, alcuni lo etichettano come il cantautore del disagio della sua generazione, altri come un gran paraculo. Social, passaparola, radio, la sua comunicazione sghemba, la capacità unica di raccontare il suo mondo e le sue emozioni attraverso le assurde immagini che gli ronzano attorno: nei tre anni a seguire il cantautore di Latina farà sold out ovunque, scriverà canzoni per le stelle della musica leggera, inciderà un album straordinario che lo renderà evergreen e terrà un concerto all’Arena di Verona registrando il tutto esaurito. In quest’anomala onografia Antonio Coletta – che ha lavorato per l’ufficio stampa Sunday Press alla promozione dell’album forse… e dell’Ep the sabaudian tape – racconta il fenomeno Calcutta scomponendo e ricomponendo canzoni, ricordi, foto e interviste.
Antonio Coletta è stato fallimentare addetto stampa di Calcutta prima che diventasse famoso. In passato ha fondato numerosi blog, strambe webzine e ha avuto l’opportunità di scrivere per «Rassegna Sindacale», «Il Messaggero», «Il Mucchio Selvaggio» e troppi siti Internet. Oggi è autore di racconti surreali e appassionato di smaltimento di rifiuti pericolosi.