Pensavo fosse amore. Quando la canzone romantica offende le donne
“E quando mezzanotte viene / Se davvero mi vuoi bene / Pensami mezz’ora almeno / E dal pugno chiuso una carezza nascerà” cantava Adriano Celentano, nel 1968. “Io non ti voglio, ti pretendo / È inutile che dici di no” gridava Raf nel 1989. Nel mezzo, l’amore, spergiurato “vero” soltanto dopo tradimenti, addii o perfino dopo la morte (di lei, s’intende). Sono numerose le canzoni, divenute iconiche, che le donne, nei decenni, hanno cantato credendole romantiche e che invece, a ben ascoltare, avevano un messaggio violento, tutt’altro che sentimentale. Nota dopo nota, parola su parola, brani da classifica apparentemente innocui hanno contribuito a educare l’orecchio a considerare parole dure, atteggiamenti ostili, disprezzo, minacce e molto ancora come prove della forza del sentimento. Perché le canzoni spesso si conoscono a memoria, ma non sempre si ascoltano con attenzione. Ecco allora testi nei quali la donna è trattata come un oggetto, che l’uomo può prendere e lasciare quando vuole. E altri che inneggiano alla durezza da usare con la partner per farsi desiderare. In alcuni casi, si arriva agli insulti, allo stalking, anche alle minacce di violenza vera e propria. L’amore è celebrato come possesso, la passione come desiderio che non si può controllare. Pensavo fosse amore è un viaggio nella storia di canzoni divenute cult che compongono un ritratto del Paese nel tempo e delle sue idee di amore, relazione, legame. Per imparare ad ascoltare – e riascoltare – le dichiarazioni musicate. E anche per capire come è cambiato il nostro “orecchio”.
VALERIA ARNALDI Giornalista e scrittrice. Tra i suoi libri più recenti, Tabacco e paillette – Storia e mito della mascolinità a cavallo del millennio, Per piacere – Breve storia del desiderio, Calendar Song – Una canzone al giorno per una playlist lunga un anno, Madonna – L’icona del pop. Per Arcana ha già pubblicato Cartoon Rock – Quando la musica si anima.
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Pensavo fosse amore. Quando la canzone romantica offende le donne
Valeria Arnaldi
Pensavo fosse amore. Quando la canzone romantica offende le donne
“E quando mezzanotte viene / Se davvero mi vuoi bene / Pensami mezz’ora almeno / E dal pugno chiuso una carezza nascerà” cantava Adriano Celentano, nel 1968. “Io non ti voglio, ti pretendo / È inutile che dici di no” gridava Raf nel 1989. Nel mezzo, l’amore, spergiurato “vero” soltanto dopo tradimenti, addii o perfino dopo la morte (di lei, s’intende). Sono numerose le canzoni, divenute iconiche, che le donne, nei decenni, hanno cantato credendole romantiche e che invece, a ben ascoltare, avevano un messaggio violento, tutt’altro che sentimentale. Nota dopo nota, parola su parola, brani da classifica apparentemente innocui hanno contribuito a educare l’orecchio a considerare parole dure, atteggiamenti ostili, disprezzo, minacce e molto ancora come prove della forza del sentimento. Perché le canzoni spesso si conoscono a memoria, ma non sempre si ascoltano con attenzione. Ecco allora testi nei quali la donna è trattata come un oggetto, che l’uomo può prendere e lasciare quando vuole. E altri che inneggiano alla durezza da usare con la partner per farsi desiderare. In alcuni casi, si arriva agli insulti, allo stalking, anche alle minacce di violenza vera e propria. L’amore è celebrato come possesso, la passione come desiderio che non si può controllare. Pensavo fosse amore è un viaggio nella storia di canzoni divenute cult che compongono un ritratto del Paese nel tempo e delle sue idee di amore, relazione, legame. Per imparare ad ascoltare – e riascoltare – le dichiarazioni musicate. E anche per capire come è cambiato il nostro “orecchio”.
VALERIA ARNALDI
Giornalista e scrittrice. Tra i suoi libri più recenti, Tabacco e paillette – Storia e mito della mascolinità a cavallo del millennio, Per piacere – Breve storia del desiderio, Calendar Song – Una canzone al giorno per una playlist lunga un anno, Madonna – L’icona del pop. Per Arcana ha già pubblicato Cartoon Rock – Quando la musica si anima.
2025
Valeria Arnaldi
208
16,50